Il Cristo velato

Arrivi a Napoli e poi… decidi di visitare il Museo Cappella Sansevero.


Acquisti il biglietto, prendi il materiale illustrativo e sotto il sole cocente delle 12.40 di una calda giornata di agosto, mentre segui come in processione la fila per poter accedere alla Cappella, studi minuziosamente la pianta della stessa e da deformazione professionale ti dai un ordine logico, in questo caso antiorario, per poter visionare i vari monumenti che Raimondo di Sangro settimo principe di Sansevero concepì e fece realizzare tra gli anni ’40 e gli anni ’70 del Settecento.
Entri e ti stupisce che malgrado il nutrito numero di persone, c’è solo il silenzio… silenzio e contemplazione.
Alzi gli occhi in alto e sopra il portone d’ingresso vedi il Monumento a Cecco di Sangro, lo contempli, ne ammiri le fattezze, le forme scolpite nel blocco di marmo, ma come un canto melodioso di sirene, c’è qualcosa che ti spinge a voltarti e a focalizzare l’attenzione in fondo alla sala. Tutti i buoni propositi di un percorso ordinato saltano e ti ritrovi a fissare estasiata il celebre “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino del 1753.
Quello che colpisce particolarmente, oltre che l’abilità di esecuzione dell’artista, è la sensibilità con cui è rappresentato il corpo senza vita, avvolto nelle morbide pieghe del sudario che sembra bloccare gli ultimi spasmi della morte. Nello stesso tempo il velo trasparente con un bordo minuziosamente decorato, espone e sottolinea la sofferenza profonda delle povere membra. Osservi il volto e abbassi lo sguardo con profondo pudore, come se il tuo fosse un gesto irrispettoso nei confronti dell’uomo dal corpo martoriato dagli strumenti della Passione che lo scultore pone ai piedi del Cristo.
La leggenda vuole che la trasparenza del sudario sia frutto di un processo alchemico di “marmorizzazione” compiuto dal principe di Sansevero.
Il Principe oltre la nobiltà dei natali e la fama della sua sterminata cultura, era una figura poliedrica, mecenate, inventore, letterato, editore, alchimista e Gran Maestro della Massoneria del Regno di Napoli.
In realtà osservando attentamente si può notare che il Cristo velato è un’opera interamente in marmo, ricavata da un unico blocco di pietra, come attestano varie testimonianze storiche nel periodo della realizzazione della statua, tra cui un documento, datato 16 dicembre 1752, in cui il principe scrive: “E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo…”.
Andiamo quindi ad ammirare questa perla di arte barocca dovuta esclusivamente alla maestria di Sanmartino e alla fiducia del suo mecenate.
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